venerdì 18 gennaio 2008

IL VANGELO DI GIUDA-DA CHRISTIANISMUS

Il Vangelo di Giuda
Data: Sabato, 29 aprile 2006 @ 07:15:42 CEST
Argomento: Gli apocrifi


di Andrea Nicolotti

Un saggio con le notizie attualmente disponibili agli studiosi su questo apocrifo di recente pubblicazione.





Risale all'aprile del 2006 la pubblicazione di un nuovo vangelo apocrifo, attribuito all'apostolo Giuda, ritrovato nel deserto dell'Egitto, .
I mezzi di comunicazione di massa hanno già dato ampia risonanza all'avvenimento, solleticando l'interesse del pubblico. La National Geographic Society, che ha preso parte all'opera di restauro e pubblicazione del documento, ha messo a disposizione dei navigatori un sito dedicato al "perduto Vangelo di Giuda", solo in parte tradotto in italiano; da questa fonte io stesso ho tratto le immagini che seguono.

Il codice all'interno del quale è stato ritrovato il testo del vangelo di Giuda è denominato Codex Tchacos, dal nome di Dimaratos Tchacos, il padre della signora Frieda Tchacos Nussberger che nel 3 aprile del 2000 ha acquistato il codice. Esso contiene, oltre al vangelo di Giuda, altri tre trattati, due dei quali già noti perché presenti nei codici V e VIII di Nag Hammadi; si tratta di una recensione della Prima Apocalisse di Giacomo e della Lettera di Pietro a Filippo e di alcuni frammenti di un testo provvisoriamente denominato Libro di Allogene. Il codice è composto di 66 pagine; il vangelo di Giuda occupa le pagine 33-58.

Il Codex Tchacos era stato scoperto intorno al 1978 in una tomba lungo il Nilo, a 16 km da El-Minya, in alto Egitto. Dentro la tomba, accanto ad uno dei corpi, c'era una scatola di pietra calcarea, dove tra altri oggetti era stato collocato un codice papiraceo, che una volta estratto fu trasportato prima in Europa e successivamente negli Stati Uniti. Qui vi rimase per sedici anni, conservato in una cassetta di sicurezza di una banca di Long Island, in quanto il suo possessore aveva la speranza di poter ricavare molto denaro dalla sua vendita. Il brusco abbandono del clima desertico che lo aveva preservato per quasi due millenni ne ha causato un grave e veloce deterioramento, anche a causa di un congelamento che ha provocato il parziale dissolvimento della linfa che teneva legate le fibre del papiro. Il risultato è ben rappresentato da questa immagine:



Acquistato da Frieda Nussberger-Tchacos nell'aprile del 2000, fu trasportato nel febbraio del 2001 alla Maecenas Stiftung für antike Kunst (Fondazione Mecenate per l'arte antica) di Basilea, in Svizzera, per essere restaurato ed esaminato, in vista di una sua futura e definitiva collocazione al Museo Copto del Cairo.

A Basilea il documento è stato sottoposto ad un restauro conservativo, accompagnato da accurate verifiche. La National Geographic Society ha finanziato l'opera di restauro e le indagini sul manoscritto: datazione con il radiocarbonio, analisi dell'inchiostro, indagine multispettrale, esame paleografico e contenutistico. Secondo le analisi, esso risale al III o al IV secolo d.C.

Una volta arrestato il processo di deterioramento, ogni frammento è stato ricollocato al proprio posto.



Le pagine del codice così ricomposte sono state quindi collocate tra due lastre di vetro in modo da permetterne la definitiva conservazione e l'esposizione:



Nella Pasqua del 2006 il documento è stato reso pubblico. Sono disponibili in linea una trascrizione del testo copto e la prima traduzione inglese del vangelo, condotte da un gruppo di studiosi capeggiati dall'insigne coptologo Rudolph Kasser (l'ultimo a destra nell'immagine qui sotto). Contemporaneamente è stato pubblicato un volume contenente la medesima traduzione del testo (ma senza originale copto) accompagnata da alcuni saggi di commento; il libro è anche uscito in versione italiana (cfr. la bibliografia al fondo). In questa più seria pubblicazione la National Geographic è riuscita a tenersi abbastanza alla larga dalla tentazione del cadere nei facili sensazionalismi, solitamente accompagnati da imprecisioni storiche: non così è avvenuto, invece, per gli articoli divulgativi usciti sulla rivista e per la presentazione che ne fa un documentario prodotto dalla medesima organizzazione, criticabili sotto molti punti di vista. La stessa editrice ha messo a disposizione un volume, curato da Herbert Krosney, che narra l'avvincente racconto del ritrovamento del vangelo.

Va però notato che da molte parti sono state sollevate serie obiezioni alla ricostruzione ufficiale delle vicende del ritrovamento, della vendita e della pubblicazione del codice, e non mancano palesi indizi che rivelano gli sforzi fatti perché la Tchacos Nussberger, la Maecenas Stiftung e il National Geographic potessero ricavarne il maggior guadagno possibile. Il libro di Krosney, in definitiva, presenta una versione dei fatti incompleta e molto edulcorata, che va controbilanciata. Mi pare quindi opportuno, prima di passare all'esame diretto del testo, dare conto di questo dibattito.



Storia del ritrovamento e della pubblicazione

Il codice, come ho detto, fu ritrovato quasi sicuramente nel 1978. Finito nelle mani di un commerciante antiquario di Elipoli, di nome Hanna, fu rubato e trasportato illegalmente in Europa; soltanto nel 1982 Hanna riuscì a recuperarlo, per porsi alla ricerca di un compratore. A Ginevra per la prima volta il codice fu mostrato ad un giovane studioso, Stephen Emmel, il quale era stato inviato dal suo maestro prof. James Robinson a trattare l'acquisto, con la disponibilità di 50.000 dollari. L'affare andò in fumo, in quanto l'antiquario pretendeva una cifra enormemente più alta (3.000.000 di dollari), ma Emmel poté esaminare brevemente il manoscritto e fissare nella propria mente alcuni particolari del suo contenuto; non poté però accorgersi che il codice conteneva, tra le altre cose, il testo di maggior pregio, quello del Vangelo di Giuda. Fallito questo tentativo, il manoscritto fu depositato in una cassetta di sicurezza di una banca statunitense, ove rimase per sedici anni, sottoposto ad un inesorabile processo di deterioramento. Solo il 3 aprile del 2000 l'antiquaria Frieda Tchacos Nussberger poté acquistare il codice al prezzo di 300.000 dollari. La signora tentò di rivendere il manoscritto alla biblioteca Beincecke dell'Università di Yale, presso la quale il coptologo Bentley Layton fu in grado di identificare come Vangelo di Giuda il terzo trattato contenuto nel codice; ma l'università rifiutò di acquistare il manoscritto, in quanto esso risultava privo della regolare documentazione necessaria per stabilirne la lecita provenienza. Era evidente che il manoscritto era fuoriuscito illegalmente dall'Egitto, e non poteva essere acquistato senza problemi. La signora Nussberger lo vendette allora al collezionista statunitense Bruce Ferrini per l’astronomica cifra di 2,5 milioni di dollari; Ferrini, però, non avendo potuto completare il suo pagamento, fu in seguito costretto a restituirlo alla Nussberger, non senza averlo prima ulteriormente danneggiato: egli, infatti, ebbe la bella idea di custodirlo in frigorifero (con conseguenze disastrose per la sua integrità) e sicuramente lo smembrò e ne trattenne presso di sé alcuni frammenti, probabilmente per venderli separatamente. Entrò allora in gioco Mario Jean Roberty, avvocato della Nussberger, che suggerì di trasferire la proprietà del manoscritto alla Maecenas Stiftung (più nota con il nome inglese di Maecenas Foundation); fondazione che, però, apparteneva a lui stesso.

Diversamente da quanto viene affermato nella ricostruzione edulcorata della National Geographic, Frieda Nussberger non ha certamente agito nel pieno rispetto della legge e con l'innocente intenzione di restituire al mondo un documento antico finora perduto (da questo punto di vista, non possono che far sorridere le dichiarazioni in cui ella si presenta come la donna prescelta da Giuda Iscariota per riabilitarlo di fronte alla storia). La Nussberger, peraltro, era già nota alle autorità giudiziarie, essendo stata arrestata a Cipro nel 2001, su mandato della polizia italiana, per aver illegalmente esportato dall’Italia e messo in vendita antico materiale etrusco, e condannata a diciotto mesi di reclusione. La disastrosa vendita del manoscritto all'antiquario Ferrini le rese otto volte il prezzo che ella aveva speso per acquisirlo dal mercante egiziano, e l'allettante prospettiva di un così ingente guadagno la spinse anche a compiere gesti inconsulti per ottenerlo (ad esempio, trasportare il manoscritto chiuso dentro una valigia tra i bagagli di un aereo). Anche la successiva vendita del contenuto del manoscritto alla National Geographic (del contenuto e non del manoscritto, perché quest'ultimo, provenendo dal mercato clandestino non può essere facilmente commercializzato!) ha aumentato i guadagni della Nussberger e della Fondazione di proprietà del suo avvocato: essi, infatti, conservano tuttora i diritti di percentuale sugli imponenti profitti editoriali. L'imponente macchina mediatica scatenata nella Pasqua del 2006 sui canali televisivi e la messa in vendita di due libri e di un documentario realizzati dalla National Geographic hanno ampiamente superato ogni più ottimistica previsione. Nel documentario e nelle presentazioni giornalistiche ci si affanna a presentare questa scoperta in maniera tendenziosa, con argomentazioni insostenibili - e altrove negate dagli stessi editori e commentatori ufficiali del testo - ma abilmente confezionate per garantire un grande successo editoriale: il Vangelo di Giuda viene così presentato come "la più grande scoperta archeologica di tutti i tempi", in grado di "sconquassare le fondamenta del cristianesimo", "riabilitare la figura di Giuda" e "mettere in crisi la Chiesa".

La messa in rete di una provvisoria trascrizione del testo copto, disponibile sul sito della National Geographic, non fu accompagnata dalla pubblicazione delle fotografie del manoscritto; in tal modo gli studiosi esterni al comitato di edizione ufficiale non sono tuttora nella condizione di poter esaminare la riproduzione del testo originale, né possono cooperare alla sua difficile trascrizione. La National Geographic ha inizialmente cercato di impedire la stampa di qualunque traduzione del testo copto pubblicato, evidentemente per non permettere che circolasse (e potesse essere acquistata) una traduzione diversa dalla propria. Per questo motivo alcuni studiosi, tra cui ad esempio Francisco García Bazán e Harold W. Attridge, hanno dovuto rinunciare a farlo. Nel frattempo si attende ancora la pubblicazione dell'edizione definitiva ufficiale, inizialmente preventivata per la fine del 2006, ma già dilazionata.

Il sopra citato James Robinson - già professore alla Claremont Graduate University, noto esperto del settore ed editore della più nota traduzione inglese dei manoscritti di Nag Hammadi (The Nag Hammadi Library in English) - ha ricostruito i lati più oscuri della vicenda con dovizia di particolari (vedi la bibliografia al fondo). La seconda edizione del suo libro dedicato al Vangelo di Giuda (colgo l'occasione per ringraziarlo di avermene fatto dono) contiene numerose critiche di quella che egli nella sua prefazione chiama "una redditizia avventura" capace di creare "costernazione, perfino disgusto". La sua critica si rivolge anche al prof. Rodolphe Kasser, direttore del comitato di edizione del testo, che ha accettato di lavorare sul testo con segretezza, sottomettendosi senza riserve al desiderio espresso dai proprietari dei diritti sul manoscritto, i quali hanno voluto escludere qualunque altro studioso non autorizzato. Ad oggi, infatti, il codice non è ancora liberamente consultabile. Ciò appare in contrasto con una risoluzione dell'Associazione Internazionale di Studi Copti (I.A.C.S.), sottoscritta dallo stesso Kasser nel 1976, secondo la quale i proprietari di materiale copto devono essere esortati a garantire “libero accesso per tutti i membri, a condizioni favorevoli per entrambi, e le massime facilitazioni possibili per il loro studio”. Inoltre, secondo la medesima risoluzione, lo I.A.C.S. si oppone “alla concessione di diritti di pubblicazione esclusiva per più di 5 anni. I membri della I.A.C.S. da questo momento rinunciano ad ogni diritto di pubblicazione esclusiva attualmente in essere, fatta eccezione per i manufatti e le altre scoperte archeologiche compiute da una spedizione autorizzata"[1].

Il libro di Robinson è al momento la pubblicazione scientifica dedicata al Vangelo di Giuda che manifesta più energicamente il dissenso nei confronti dei possessori e degli editori del manoscritto. La lettura di questo volume, unitamente alla lettura di quanto pubblicato dalla National Geographic, permette di farsi un'idea abbastanza equilibrata di tutta la vicenda. In questo libro, ma non solo, si troveranno tutti i riferimenti a quanto esposto finora (riferimenti che io stesso ho verificato). Ho evitato di appesantire il testo con un'infinità di note bibliografiche rimandanti ad articoli di giornale, interviste, lettere personali, atti di convegni.


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[1] Risoluzione n° 2 votata il 17 dicembre 1976: “The International Association for Coptic Studies asks its Board to contact the various authorities in charge of collections of Coptic source materials in order to arrange with them the free access, on mutually agreeable conditions, for all the members and the best possible facilities for their study. The I.A.C.S. goes on record as being opposed to giving exclusive publication rights for more than 5 years. The members of I.A.C.S. hereby renounce any exclusive publication right they may have at present, except for artifacts and other archaeological discoveries made by an authorized expedition. (Editions now in preparation are exempt if published within 12 months from the date of this resolution.) The members of I.A.C.S. urge such expedition to publish within the stated period of 5 years after the final exploration and thereafter to make their discoveries to the scholarly world at large” (International Association of Coptic Studies, Newsletter 1 (1977), p. 11, disponibile in pdf sul sito della I.A.C.S.).

Il contenuto del testo

L'esistenza del vangelo di Giuda era già nota; Ireneo vescovo di Lione nel suo trattato Contro le eresie (180 circa) ci informa che la setta gnostica dei Cainiti "ha prodotto una composizione da loro chiamata Vangelo di Giuda" (I,31,1). Si sapeva dell'esistenza di questo testo, dunque, ma fino ad oggi non se ne conosceva il contenuto.

L'autore di questo Vangelo rimane ignoto, ma non si tratta certamente dell'apostolo Giuda: nell'antichità era abbastanza diffusa l'usanza di attribuire i propri scritti all'autorità di un apostolo, per conferire ad essi una maggiore credibilità. La provenienza gnostica di questo scritto e il suo contenuto ci suggeriscono di datare la stesura dell'originale non più tardi del 180 d.C. (epoca in cui Ireneo già ne testimonia l'esistenza) ma certamente non prima dell'inizio del II secolo. Una datazione probabile si aggira verso la metà del secolo.

L'originale fu scritto in greco, ma il codice ce ne restituisce solamente una traduzione in lingua copta (cioè egiziana). Ciò non significa che il testo copto attuale sia una precisa traduzione dell'originale greco del II secolo, per come lo conosceva Ireneo; è noto che questo genere di testi spesso subiva lungo i secoli una continua alterazione, ed è possibile che la traduzione copta ora ritrovata si distanziasse dall'originale greco a cui si ispirava. D'altra parte la medesima sorte toccò al Vangelo copto di Tommaso, la cui traduzione copta risulta non del tutto fedele a quelle parti dell'originale greco che ci sono pervenute. Occorre pertanto evitare di considerare troppo ottimisticamente il contenuto del testo, come se fosse una fedelissima traduzione di un originale più antico. Inoltre, va ancora stabilita con maggior precisione la datazione del codice Tchacos, la cui grafia secondo gli editori risale al 400 circa, secondo altri invece farebbe propendere per una data più vicina al 500.

Il contenuto del vangelo conferma le notizie di Ireneo. La setta gnostica forniva una diversa interpretazione dell'episodio del tradimento di Giuda, descrivendolo e spiegandolo come un espediente che aveva procurato la salvezza dell'umanità.
Due altri scrittori dell'antichità, Epifanio e lo pseudo-Tertulliano, avevano accennato all'esistenza di due gruppi di Cainiti, entrambi accomunati dalla positiva considerazione della figura di Giuda ma divisi sull’interpretazione di quella di Gesù, che una delle due sette non avrebbe avuto in grande stima. Secondo alcuni il gesto di Giuda sarebbe servito per favorire la redenzione del genere umano, provocando quella crocifissione che le potenze malvagie avrebbero voluto ostacolare. Secondo altri, invece, Giuda sarebbe stato indotto a tradire Gesù dopo essersi accorto che questi aveva intenzione di pervertire la verità. Se in un caso la figura di Gesù ne risulta oscurata rispetto alla tradizione, in entrambi i casi Giuda riveste un luogo positivo e provvidenziale.

Anche in altri scritti gnostici della biblioteca di Nag Hammadi Caino è celebrato positivamente, assieme ai perversi abitanti di Sodoma e Gomorra, principalmente per due motivi. Innanzitutto perché essi furono i trasgressori della Legge dell'Antico Testamento, facendo così uno sberleffo al malvagio Demiurgo, responsabile della creazione degli uomini e del corpo materiale. In secondo luogo, perché essi furono gli unici a scoprire la verità secondo cui il Dio dell'Antico Testamento non sarebbe stato il vero Dio da venerare, ma soltanto il cattivo ed ignorante creatore di questo mondo, dal quale bisognava rifuggire. Non costituisce perciò meraviglia che il nostro vangelo presenti il traditore di Gesù come il suo più grande alleato. Egli è l'unico tra gli apostoli che comprese il messaggio di Gesù e fece ciò che Gesù voleva: la sua consegna alle autorità perché fosse crocifisso. Giuda, perciò, è visto come il più elevato tra i seguaci di Gesù, un uomo la cui azione avrebbe dovuto essere imitata anziché rifiutata con sdegno, come invece ha fatto la Grande Chiesa.


Il vangelo di Giuda, come altri vangeli gnostici, parla di una rivelazione privata sui «misteri del regno» che Giuda avrebbe ricevuto da Gesù; egli soltanto, non gli altri discepoli. Pochissime sono le coincidenze con il contenuto dei quattro vangeli canonici, che gli sono anteriori di alcuni decenni e che l’autore di questo vangelo certamente conosce almeno in parte (sicuramente ha sottomano il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli): vi sono la menzione dei miracoli e delle grandi meraviglie operate da Gesù per la salvezza dell'umanità, la chiamata dei dodici apostoli, il complotto dei sommi sacerdoti per catturare Gesù (però nella camera degli ospiti, anziché nel Getsemani), il consiglio degli scribi di arrestare Gesù in maniera cauta per evitare la sommossa del popolo che lo riteneva un profeta ed infine la consegna del Maestro da parte di Giuda dietro compenso di denaro. Tutto il resto è costituito da materiale del tutto assente dai vangeli canonici. Vi è innanzitutto un dialogo tra Gesù e i Dodici; poi una visione da parte dei Dodici che Gesù interpreta in maniera allegorica; poi un'altra visione avuta da Giuda, anch'essa spiegata da Gesù; soprattutto vi sono domande che Giuda rivolge a Gesù sulla generazione dei Sethiani (a cui appartiene Giuda stesso, l’unica che potrà salvarsi perché possiede la “scintilla divina”) e sul proprio destino. Dopo aver risposto a queste domande, Gesù prende in disparte Giuda e gli trasmette la rivelazione segreta riguardante il mito cosmico-antropologico tipico della gnosi sethiana. Fatto questo, Gesù discute di nuovo con Giuda (ci sono anche i Dodici) sulla distruzione del malvagi (gli ilici), sulla benedizione del pane (ultima cena?) e sull'inutilità del battesimo cristiano e dei sacrifici in onore del Dio dell'Antico Testamento (il Demiurgo) praticati dai Dodici. Il vangelo termina esaltando la superiorità del tradimento di Giuda sui sacrifici dei Dodici: Giuda è ormai stato elevato da Gesù stesso ad una condizione superiore rispetto a quella degli altri discepoli.

Il vangelo di Giuda mostra un intento polemico contro la Chiesa cattolica (la cosiddetta Grande Chiesa). I responsabili della Grande Chiesa demonizzavano gli gnostici accusandoli di alterare completamente il messaggio cristiano; l'autore del nostro vangelo passa al contrattacco, affermando che gli apostoli non hanno veramente conosciuto Gesù. Essi pensano che Gesù adori il Dio dell'Antico Testamento (il Demiurgo, secondo gli gnostici) mentre in realtà Gesù, e Giuda con lui, adorerebbe il Dio supremo, da quello distinto. Gli apostoli e i loro successori, dunque, s'abbandonerebbero a pratiche immorali, predicando un battesimo inutile per la salvezza (quella gnostica) e rendendo anch'essi omaggio al Dio malvagio dell'Antico Testamento.

Giuda è l’incontrastato protagonista del vangelo che va sotto il suo nome. Il vangelo si apre qualificandosi come «spiegazione segreta della rivelazione che Gesù rese conversando con Giuda per una settimana, tre giorni prima di celebrare la Pasqua» e termina con l'espressione «Vangelo di Giuda» (differenziandosi dalla formula tipica dei vangeli canonici e dei vangeli gnostici di Nag Hammadi: vangelo secondo Matteo, secondo Luca, secondo Filippo, secondo Tommaso, etc.). Giuda è l'unico apostolo che ha intuito la vera personalità di Gesù, la cui figura risulta molto evanescente, probabilmente non del tutto umana; egli proviene, secondo Giuda, dal «reame immortale di Barbelo» (gnostico eone femminile).

Nel suo dialogo con Giuda, Gesù gli predice con insistenza che egli è destinato a soffrire, diverrà il «tredicesimo apostolo», sarà rigettato dai Dodici, maledetto da loro, lapidato e poi rimpiazzato da un altro. Gesù lo chiama il «tredicesimo demone». A dispetto di tutte le difficoltà e resistenze che incontrerà, Gesù promette a Giuda che l'avvenire gli porterà benedizione e gioia, e lo invita a guardare in alto e osservare che tra tutte le stelle c'è la sua stella natale che gli indica la via: tutti gli uomini hanno la loro stella, afferma infatti Gesù, ma quella di Giuda è benedetta.

In modo particolare Giuda è invitato da Gesù a liberarlo dal suo corpo malvagio che avvolge e sostiene la sua vera persona, cioè a consentire che la scintilla divina imprigionata nel suo corpo possa ritornare alla sua dimora. Gli dice infatti: «Tu sarai maggiore di loro (i Dodici), poiché sacrificherai l'uomo che mi riveste». Mentre gli altri apostoli offrono sacrifici animali al Demiurgo, Giuda è invitato a sacrificare Gesù liberandolo dal corpo malvagio e consentendogli di raggiungere la patria celeste. Ed egli prontamente ubbidì all’invito del Maestro: infatti il nostro vangelo si chiude con la frase: «Ricevette dei denari e lo consegnò loro». Così, con il tradimento, Giuda si rivela il vero amico di Gesù e il discepolo dotato di miglior discernimento. Lungi dall’essere un'occasione di tristezza, la morte è il mezzo attraverso il quale Gesù viene liberato dalla carne, al fine di poter fare ritorno alla sua dimora celeste. Giuda, tradendolo, aiuta l’amico a sbarazzarsi del corpo e a liberare l'intimo se stesso, il sé divino.

A Giuda il suo vangelo riserva ancora un trattamento di favore (purtroppo, però, il testo è guasto). Infatti «Giuda levò gli occhi, vide la nube lucente ed entrò in essa. E quelli a terra udirono una voce venire dalla nube». Abbiamo qui la trasfigurazione di Giuda, modellata su quella di Gesù, come ce la descrivono i vangeli canonici. Qui Giuda entra in una nube lucente, in alto, e una voce divina gli parla. Purtroppo le parole che la voce divina gli rivolge non sono state conservate. È però facile intuire che questa trasfigurazione sia il premio del suo tradimento.

Il vangelo di Giuda costituisce un'importante testimonianza della dottrina gnostica. Negli anni a venire gli studiosi avranno modo di collocare meglio questo documento all'interno di quanto già si conosce dell'ideologia gnostica[2]. Gli editori ufficiali hanno pensato ad una provenienza sethiana, basandosi soprattutto sulla parte centrale del testo; altri ipotizzano una origine basilidiana. Trattasi comunque di un documento che non apporta modificazioni alla nostra conoscenza del Gesù storico: siamo di fronte ad elaborazioni gnostiche, non a una nuova testimonianza storica da paragonarsi o contrapporsi efficacemente a quella delle fonti tradizionali, in particolare i quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Gli avvenimenti raccontati in questo vangelo, pertanto, vanno ricondotti all'ambiente in cui questo vangelo è sorto, come già è stato fatto con gli altri testi gnostici finora ritrovati e già da tempo disponibili.


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[2] Lo gnosticismo è una concezione dualistica del mondo che si diffuse principalmente in Siria e in Egitto intorno alla metà del II secolo, la cui origine è ancora discussa (fenomeno religioso proveniente dalla tradizione orientale oppure eresia cristiana?). Si caratterizza per un infinito disprezzo del mondo creato, descritto come una prigione in cui gli uomini - che conservano nel loro profondo una traccia della luce celeste - sono costretti a vivere, in seguito ad una degradazione o disintegrazione della realtà celeste, un dramma cosmico che li ha allontanati dalla loro naturale dimora. Il creatore del mondo non sarebbe stato l'unico Dio onnipotente dei cristiani, ma una seconda divinità, detta demiurgo, invidiosa dell'uomo; il demiurgo è spesso identificato con il Dio dell'Antico Testamento, parte della Bibbia che per questo motivo viene rigettata come falsa e ingannevole. Di qui ne derivano un'assoluta condanna del corpo e della carne umana, viste come prigioni dalle quali occorre fuggire, e spesso un rifiuto della riproduzione ed anche della sessualità, intesa come impurità. Mezzo di salvezza è la conoscenza (“gnosi”, appunto) della propria natura fondamentalmente divina; questa conoscenza si ottiene grazie alla rivelazione da parte di un redentore celeste (spesso, ma non sempre, identificato non con il Gesù terreno figlio di Maria, ma con un invisibile Cristo disceso dall'alto).

Bibliografia

Rodolphe Kasser, Marvin Meyer, Gregor Wurst, Bart D. Ehrman (a cura di), Il Vangelo di Giuda, Vercelli, National Geographic Society - White Star, 2006. È la versione italiana della traduzione "ufficiale" del testo, accompagnata da alcuni saggi.

Herbert Krosney, Il Vangelo perduto: l'avvincente racconto del ritrovamento del vangelo di Giuda Iscariota, Vercelli, National Geographic Society - White Star, 2006. La versione ufficiale dei possessori del manoscritto.

Il vangelo di Giuda, documentario prodotto e diretto da James Barrat, Vercelli, National Geographic Society - White Star, 2006. Il criticabile documentario, disponibile in DVD, che presentò il nuovo Vangelo al grande pubblico (venduto assieme al libro).

J. M Robinson, I segreti del Vangelo di Giuda. Negli scritti ritrovati la verità sull'apostolo che tradì Gesù, Milano, Sperling & Kupfer, 2007. Questo noto esperto di letteratura gnostica dedica la prima parte del libro ad una avvincente ricostruzione "giornalistica" delle vicende che hanno portato alla pubblicazione del Vangelo, in stridente opposizione e polemica con la presentazione ufficiale delle medesime fatta dalla National Geographic. La seconda parte si occupa della figura di Giuda, quello storico e quello gnostico, e propone un'interpretazione del suo Vangelo che in certi particolari differisce da quella diffusa dagli editori.

E. Noffke, Il vangelo di Giuda. La verità storica tra scoop e pregiudizi, Torino, Claudiana, 2006. Uno dei primi saggi italiani diretti al grande pubblico che si premura di rifuggire da ogni inutile senzazionalismo. Leggi l'introduzione del libro.

Tom Wright, Giuda e il vangelo di Gesù. Comprendere un antico testo recentemente scoperto e il suo significato contemporaneo, Brescia, Queriniana, 2007.

F. García Bazán, El evangelio de Judas, Madrid, Trotta, 2006. Edizione e commentario del testo curata da uno specialista dello gnosticismo, che non ha però voluto fornire una vera e propria traduzione, attenendosi alle richieste monopolistiche della National Geographic.

J. Montserrat Torrents, Evangelio de Judas. Versión directa del copto, estudio y comentario, Madrid, Edaf, 2006. Questa pubblicazione, invece, opera di un altro esperto che con García Bazán ha già curato un commentario degli scritti gnostici di Nag Hammadi, contiene anche una traduzione indipendente da quella ufficiale.

S. E. Porter - G. L. Heath, The Lost Gospel of Judas. Separating Fact from Fiction, Grand Rapids, Eedermans, 2007. Una chiara presentazione del Vangelo e del suo contenuto, opportunamente inserito all'interno del proprio contesto gnostico al quale vengono dedicate numerose pagine del libro.



In linea è consultabile un efficace articolo del professor G. Biguzzi: Un vangelo apocrifo: il vangelo gnostico di Giuda ed i vangeli canonici.

Roger Pearse ha raccolto numeroso materiale di eterogenea provenienza sul Vangelo di Giuda e le polemiche ad esso correlate.



(articolo ampliato il 15 giugno 2007)


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