venerdì 18 gennaio 2008

IL VANGELO DI GIUDA-DA CHRISTIANISMUS

Il Vangelo di Giuda
Data: Sabato, 29 aprile 2006 @ 07:15:42 CEST
Argomento: Gli apocrifi


di Andrea Nicolotti

Un saggio con le notizie attualmente disponibili agli studiosi su questo apocrifo di recente pubblicazione.





Risale all'aprile del 2006 la pubblicazione di un nuovo vangelo apocrifo, attribuito all'apostolo Giuda, ritrovato nel deserto dell'Egitto, .
I mezzi di comunicazione di massa hanno già dato ampia risonanza all'avvenimento, solleticando l'interesse del pubblico. La National Geographic Society, che ha preso parte all'opera di restauro e pubblicazione del documento, ha messo a disposizione dei navigatori un sito dedicato al "perduto Vangelo di Giuda", solo in parte tradotto in italiano; da questa fonte io stesso ho tratto le immagini che seguono.

Il codice all'interno del quale è stato ritrovato il testo del vangelo di Giuda è denominato Codex Tchacos, dal nome di Dimaratos Tchacos, il padre della signora Frieda Tchacos Nussberger che nel 3 aprile del 2000 ha acquistato il codice. Esso contiene, oltre al vangelo di Giuda, altri tre trattati, due dei quali già noti perché presenti nei codici V e VIII di Nag Hammadi; si tratta di una recensione della Prima Apocalisse di Giacomo e della Lettera di Pietro a Filippo e di alcuni frammenti di un testo provvisoriamente denominato Libro di Allogene. Il codice è composto di 66 pagine; il vangelo di Giuda occupa le pagine 33-58.

Il Codex Tchacos era stato scoperto intorno al 1978 in una tomba lungo il Nilo, a 16 km da El-Minya, in alto Egitto. Dentro la tomba, accanto ad uno dei corpi, c'era una scatola di pietra calcarea, dove tra altri oggetti era stato collocato un codice papiraceo, che una volta estratto fu trasportato prima in Europa e successivamente negli Stati Uniti. Qui vi rimase per sedici anni, conservato in una cassetta di sicurezza di una banca di Long Island, in quanto il suo possessore aveva la speranza di poter ricavare molto denaro dalla sua vendita. Il brusco abbandono del clima desertico che lo aveva preservato per quasi due millenni ne ha causato un grave e veloce deterioramento, anche a causa di un congelamento che ha provocato il parziale dissolvimento della linfa che teneva legate le fibre del papiro. Il risultato è ben rappresentato da questa immagine:



Acquistato da Frieda Nussberger-Tchacos nell'aprile del 2000, fu trasportato nel febbraio del 2001 alla Maecenas Stiftung für antike Kunst (Fondazione Mecenate per l'arte antica) di Basilea, in Svizzera, per essere restaurato ed esaminato, in vista di una sua futura e definitiva collocazione al Museo Copto del Cairo.

A Basilea il documento è stato sottoposto ad un restauro conservativo, accompagnato da accurate verifiche. La National Geographic Society ha finanziato l'opera di restauro e le indagini sul manoscritto: datazione con il radiocarbonio, analisi dell'inchiostro, indagine multispettrale, esame paleografico e contenutistico. Secondo le analisi, esso risale al III o al IV secolo d.C.

Una volta arrestato il processo di deterioramento, ogni frammento è stato ricollocato al proprio posto.



Le pagine del codice così ricomposte sono state quindi collocate tra due lastre di vetro in modo da permetterne la definitiva conservazione e l'esposizione:



Nella Pasqua del 2006 il documento è stato reso pubblico. Sono disponibili in linea una trascrizione del testo copto e la prima traduzione inglese del vangelo, condotte da un gruppo di studiosi capeggiati dall'insigne coptologo Rudolph Kasser (l'ultimo a destra nell'immagine qui sotto). Contemporaneamente è stato pubblicato un volume contenente la medesima traduzione del testo (ma senza originale copto) accompagnata da alcuni saggi di commento; il libro è anche uscito in versione italiana (cfr. la bibliografia al fondo). In questa più seria pubblicazione la National Geographic è riuscita a tenersi abbastanza alla larga dalla tentazione del cadere nei facili sensazionalismi, solitamente accompagnati da imprecisioni storiche: non così è avvenuto, invece, per gli articoli divulgativi usciti sulla rivista e per la presentazione che ne fa un documentario prodotto dalla medesima organizzazione, criticabili sotto molti punti di vista. La stessa editrice ha messo a disposizione un volume, curato da Herbert Krosney, che narra l'avvincente racconto del ritrovamento del vangelo.

Va però notato che da molte parti sono state sollevate serie obiezioni alla ricostruzione ufficiale delle vicende del ritrovamento, della vendita e della pubblicazione del codice, e non mancano palesi indizi che rivelano gli sforzi fatti perché la Tchacos Nussberger, la Maecenas Stiftung e il National Geographic potessero ricavarne il maggior guadagno possibile. Il libro di Krosney, in definitiva, presenta una versione dei fatti incompleta e molto edulcorata, che va controbilanciata. Mi pare quindi opportuno, prima di passare all'esame diretto del testo, dare conto di questo dibattito.



Storia del ritrovamento e della pubblicazione

Il codice, come ho detto, fu ritrovato quasi sicuramente nel 1978. Finito nelle mani di un commerciante antiquario di Elipoli, di nome Hanna, fu rubato e trasportato illegalmente in Europa; soltanto nel 1982 Hanna riuscì a recuperarlo, per porsi alla ricerca di un compratore. A Ginevra per la prima volta il codice fu mostrato ad un giovane studioso, Stephen Emmel, il quale era stato inviato dal suo maestro prof. James Robinson a trattare l'acquisto, con la disponibilità di 50.000 dollari. L'affare andò in fumo, in quanto l'antiquario pretendeva una cifra enormemente più alta (3.000.000 di dollari), ma Emmel poté esaminare brevemente il manoscritto e fissare nella propria mente alcuni particolari del suo contenuto; non poté però accorgersi che il codice conteneva, tra le altre cose, il testo di maggior pregio, quello del Vangelo di Giuda. Fallito questo tentativo, il manoscritto fu depositato in una cassetta di sicurezza di una banca statunitense, ove rimase per sedici anni, sottoposto ad un inesorabile processo di deterioramento. Solo il 3 aprile del 2000 l'antiquaria Frieda Tchacos Nussberger poté acquistare il codice al prezzo di 300.000 dollari. La signora tentò di rivendere il manoscritto alla biblioteca Beincecke dell'Università di Yale, presso la quale il coptologo Bentley Layton fu in grado di identificare come Vangelo di Giuda il terzo trattato contenuto nel codice; ma l'università rifiutò di acquistare il manoscritto, in quanto esso risultava privo della regolare documentazione necessaria per stabilirne la lecita provenienza. Era evidente che il manoscritto era fuoriuscito illegalmente dall'Egitto, e non poteva essere acquistato senza problemi. La signora Nussberger lo vendette allora al collezionista statunitense Bruce Ferrini per l’astronomica cifra di 2,5 milioni di dollari; Ferrini, però, non avendo potuto completare il suo pagamento, fu in seguito costretto a restituirlo alla Nussberger, non senza averlo prima ulteriormente danneggiato: egli, infatti, ebbe la bella idea di custodirlo in frigorifero (con conseguenze disastrose per la sua integrità) e sicuramente lo smembrò e ne trattenne presso di sé alcuni frammenti, probabilmente per venderli separatamente. Entrò allora in gioco Mario Jean Roberty, avvocato della Nussberger, che suggerì di trasferire la proprietà del manoscritto alla Maecenas Stiftung (più nota con il nome inglese di Maecenas Foundation); fondazione che, però, apparteneva a lui stesso.

Diversamente da quanto viene affermato nella ricostruzione edulcorata della National Geographic, Frieda Nussberger non ha certamente agito nel pieno rispetto della legge e con l'innocente intenzione di restituire al mondo un documento antico finora perduto (da questo punto di vista, non possono che far sorridere le dichiarazioni in cui ella si presenta come la donna prescelta da Giuda Iscariota per riabilitarlo di fronte alla storia). La Nussberger, peraltro, era già nota alle autorità giudiziarie, essendo stata arrestata a Cipro nel 2001, su mandato della polizia italiana, per aver illegalmente esportato dall’Italia e messo in vendita antico materiale etrusco, e condannata a diciotto mesi di reclusione. La disastrosa vendita del manoscritto all'antiquario Ferrini le rese otto volte il prezzo che ella aveva speso per acquisirlo dal mercante egiziano, e l'allettante prospettiva di un così ingente guadagno la spinse anche a compiere gesti inconsulti per ottenerlo (ad esempio, trasportare il manoscritto chiuso dentro una valigia tra i bagagli di un aereo). Anche la successiva vendita del contenuto del manoscritto alla National Geographic (del contenuto e non del manoscritto, perché quest'ultimo, provenendo dal mercato clandestino non può essere facilmente commercializzato!) ha aumentato i guadagni della Nussberger e della Fondazione di proprietà del suo avvocato: essi, infatti, conservano tuttora i diritti di percentuale sugli imponenti profitti editoriali. L'imponente macchina mediatica scatenata nella Pasqua del 2006 sui canali televisivi e la messa in vendita di due libri e di un documentario realizzati dalla National Geographic hanno ampiamente superato ogni più ottimistica previsione. Nel documentario e nelle presentazioni giornalistiche ci si affanna a presentare questa scoperta in maniera tendenziosa, con argomentazioni insostenibili - e altrove negate dagli stessi editori e commentatori ufficiali del testo - ma abilmente confezionate per garantire un grande successo editoriale: il Vangelo di Giuda viene così presentato come "la più grande scoperta archeologica di tutti i tempi", in grado di "sconquassare le fondamenta del cristianesimo", "riabilitare la figura di Giuda" e "mettere in crisi la Chiesa".

La messa in rete di una provvisoria trascrizione del testo copto, disponibile sul sito della National Geographic, non fu accompagnata dalla pubblicazione delle fotografie del manoscritto; in tal modo gli studiosi esterni al comitato di edizione ufficiale non sono tuttora nella condizione di poter esaminare la riproduzione del testo originale, né possono cooperare alla sua difficile trascrizione. La National Geographic ha inizialmente cercato di impedire la stampa di qualunque traduzione del testo copto pubblicato, evidentemente per non permettere che circolasse (e potesse essere acquistata) una traduzione diversa dalla propria. Per questo motivo alcuni studiosi, tra cui ad esempio Francisco García Bazán e Harold W. Attridge, hanno dovuto rinunciare a farlo. Nel frattempo si attende ancora la pubblicazione dell'edizione definitiva ufficiale, inizialmente preventivata per la fine del 2006, ma già dilazionata.

Il sopra citato James Robinson - già professore alla Claremont Graduate University, noto esperto del settore ed editore della più nota traduzione inglese dei manoscritti di Nag Hammadi (The Nag Hammadi Library in English) - ha ricostruito i lati più oscuri della vicenda con dovizia di particolari (vedi la bibliografia al fondo). La seconda edizione del suo libro dedicato al Vangelo di Giuda (colgo l'occasione per ringraziarlo di avermene fatto dono) contiene numerose critiche di quella che egli nella sua prefazione chiama "una redditizia avventura" capace di creare "costernazione, perfino disgusto". La sua critica si rivolge anche al prof. Rodolphe Kasser, direttore del comitato di edizione del testo, che ha accettato di lavorare sul testo con segretezza, sottomettendosi senza riserve al desiderio espresso dai proprietari dei diritti sul manoscritto, i quali hanno voluto escludere qualunque altro studioso non autorizzato. Ad oggi, infatti, il codice non è ancora liberamente consultabile. Ciò appare in contrasto con una risoluzione dell'Associazione Internazionale di Studi Copti (I.A.C.S.), sottoscritta dallo stesso Kasser nel 1976, secondo la quale i proprietari di materiale copto devono essere esortati a garantire “libero accesso per tutti i membri, a condizioni favorevoli per entrambi, e le massime facilitazioni possibili per il loro studio”. Inoltre, secondo la medesima risoluzione, lo I.A.C.S. si oppone “alla concessione di diritti di pubblicazione esclusiva per più di 5 anni. I membri della I.A.C.S. da questo momento rinunciano ad ogni diritto di pubblicazione esclusiva attualmente in essere, fatta eccezione per i manufatti e le altre scoperte archeologiche compiute da una spedizione autorizzata"[1].

Il libro di Robinson è al momento la pubblicazione scientifica dedicata al Vangelo di Giuda che manifesta più energicamente il dissenso nei confronti dei possessori e degli editori del manoscritto. La lettura di questo volume, unitamente alla lettura di quanto pubblicato dalla National Geographic, permette di farsi un'idea abbastanza equilibrata di tutta la vicenda. In questo libro, ma non solo, si troveranno tutti i riferimenti a quanto esposto finora (riferimenti che io stesso ho verificato). Ho evitato di appesantire il testo con un'infinità di note bibliografiche rimandanti ad articoli di giornale, interviste, lettere personali, atti di convegni.


--------------------------------------------------------------------------------

[1] Risoluzione n° 2 votata il 17 dicembre 1976: “The International Association for Coptic Studies asks its Board to contact the various authorities in charge of collections of Coptic source materials in order to arrange with them the free access, on mutually agreeable conditions, for all the members and the best possible facilities for their study. The I.A.C.S. goes on record as being opposed to giving exclusive publication rights for more than 5 years. The members of I.A.C.S. hereby renounce any exclusive publication right they may have at present, except for artifacts and other archaeological discoveries made by an authorized expedition. (Editions now in preparation are exempt if published within 12 months from the date of this resolution.) The members of I.A.C.S. urge such expedition to publish within the stated period of 5 years after the final exploration and thereafter to make their discoveries to the scholarly world at large” (International Association of Coptic Studies, Newsletter 1 (1977), p. 11, disponibile in pdf sul sito della I.A.C.S.).

Il contenuto del testo

L'esistenza del vangelo di Giuda era già nota; Ireneo vescovo di Lione nel suo trattato Contro le eresie (180 circa) ci informa che la setta gnostica dei Cainiti "ha prodotto una composizione da loro chiamata Vangelo di Giuda" (I,31,1). Si sapeva dell'esistenza di questo testo, dunque, ma fino ad oggi non se ne conosceva il contenuto.

L'autore di questo Vangelo rimane ignoto, ma non si tratta certamente dell'apostolo Giuda: nell'antichità era abbastanza diffusa l'usanza di attribuire i propri scritti all'autorità di un apostolo, per conferire ad essi una maggiore credibilità. La provenienza gnostica di questo scritto e il suo contenuto ci suggeriscono di datare la stesura dell'originale non più tardi del 180 d.C. (epoca in cui Ireneo già ne testimonia l'esistenza) ma certamente non prima dell'inizio del II secolo. Una datazione probabile si aggira verso la metà del secolo.

L'originale fu scritto in greco, ma il codice ce ne restituisce solamente una traduzione in lingua copta (cioè egiziana). Ciò non significa che il testo copto attuale sia una precisa traduzione dell'originale greco del II secolo, per come lo conosceva Ireneo; è noto che questo genere di testi spesso subiva lungo i secoli una continua alterazione, ed è possibile che la traduzione copta ora ritrovata si distanziasse dall'originale greco a cui si ispirava. D'altra parte la medesima sorte toccò al Vangelo copto di Tommaso, la cui traduzione copta risulta non del tutto fedele a quelle parti dell'originale greco che ci sono pervenute. Occorre pertanto evitare di considerare troppo ottimisticamente il contenuto del testo, come se fosse una fedelissima traduzione di un originale più antico. Inoltre, va ancora stabilita con maggior precisione la datazione del codice Tchacos, la cui grafia secondo gli editori risale al 400 circa, secondo altri invece farebbe propendere per una data più vicina al 500.

Il contenuto del vangelo conferma le notizie di Ireneo. La setta gnostica forniva una diversa interpretazione dell'episodio del tradimento di Giuda, descrivendolo e spiegandolo come un espediente che aveva procurato la salvezza dell'umanità.
Due altri scrittori dell'antichità, Epifanio e lo pseudo-Tertulliano, avevano accennato all'esistenza di due gruppi di Cainiti, entrambi accomunati dalla positiva considerazione della figura di Giuda ma divisi sull’interpretazione di quella di Gesù, che una delle due sette non avrebbe avuto in grande stima. Secondo alcuni il gesto di Giuda sarebbe servito per favorire la redenzione del genere umano, provocando quella crocifissione che le potenze malvagie avrebbero voluto ostacolare. Secondo altri, invece, Giuda sarebbe stato indotto a tradire Gesù dopo essersi accorto che questi aveva intenzione di pervertire la verità. Se in un caso la figura di Gesù ne risulta oscurata rispetto alla tradizione, in entrambi i casi Giuda riveste un luogo positivo e provvidenziale.

Anche in altri scritti gnostici della biblioteca di Nag Hammadi Caino è celebrato positivamente, assieme ai perversi abitanti di Sodoma e Gomorra, principalmente per due motivi. Innanzitutto perché essi furono i trasgressori della Legge dell'Antico Testamento, facendo così uno sberleffo al malvagio Demiurgo, responsabile della creazione degli uomini e del corpo materiale. In secondo luogo, perché essi furono gli unici a scoprire la verità secondo cui il Dio dell'Antico Testamento non sarebbe stato il vero Dio da venerare, ma soltanto il cattivo ed ignorante creatore di questo mondo, dal quale bisognava rifuggire. Non costituisce perciò meraviglia che il nostro vangelo presenti il traditore di Gesù come il suo più grande alleato. Egli è l'unico tra gli apostoli che comprese il messaggio di Gesù e fece ciò che Gesù voleva: la sua consegna alle autorità perché fosse crocifisso. Giuda, perciò, è visto come il più elevato tra i seguaci di Gesù, un uomo la cui azione avrebbe dovuto essere imitata anziché rifiutata con sdegno, come invece ha fatto la Grande Chiesa.


Il vangelo di Giuda, come altri vangeli gnostici, parla di una rivelazione privata sui «misteri del regno» che Giuda avrebbe ricevuto da Gesù; egli soltanto, non gli altri discepoli. Pochissime sono le coincidenze con il contenuto dei quattro vangeli canonici, che gli sono anteriori di alcuni decenni e che l’autore di questo vangelo certamente conosce almeno in parte (sicuramente ha sottomano il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli): vi sono la menzione dei miracoli e delle grandi meraviglie operate da Gesù per la salvezza dell'umanità, la chiamata dei dodici apostoli, il complotto dei sommi sacerdoti per catturare Gesù (però nella camera degli ospiti, anziché nel Getsemani), il consiglio degli scribi di arrestare Gesù in maniera cauta per evitare la sommossa del popolo che lo riteneva un profeta ed infine la consegna del Maestro da parte di Giuda dietro compenso di denaro. Tutto il resto è costituito da materiale del tutto assente dai vangeli canonici. Vi è innanzitutto un dialogo tra Gesù e i Dodici; poi una visione da parte dei Dodici che Gesù interpreta in maniera allegorica; poi un'altra visione avuta da Giuda, anch'essa spiegata da Gesù; soprattutto vi sono domande che Giuda rivolge a Gesù sulla generazione dei Sethiani (a cui appartiene Giuda stesso, l’unica che potrà salvarsi perché possiede la “scintilla divina”) e sul proprio destino. Dopo aver risposto a queste domande, Gesù prende in disparte Giuda e gli trasmette la rivelazione segreta riguardante il mito cosmico-antropologico tipico della gnosi sethiana. Fatto questo, Gesù discute di nuovo con Giuda (ci sono anche i Dodici) sulla distruzione del malvagi (gli ilici), sulla benedizione del pane (ultima cena?) e sull'inutilità del battesimo cristiano e dei sacrifici in onore del Dio dell'Antico Testamento (il Demiurgo) praticati dai Dodici. Il vangelo termina esaltando la superiorità del tradimento di Giuda sui sacrifici dei Dodici: Giuda è ormai stato elevato da Gesù stesso ad una condizione superiore rispetto a quella degli altri discepoli.

Il vangelo di Giuda mostra un intento polemico contro la Chiesa cattolica (la cosiddetta Grande Chiesa). I responsabili della Grande Chiesa demonizzavano gli gnostici accusandoli di alterare completamente il messaggio cristiano; l'autore del nostro vangelo passa al contrattacco, affermando che gli apostoli non hanno veramente conosciuto Gesù. Essi pensano che Gesù adori il Dio dell'Antico Testamento (il Demiurgo, secondo gli gnostici) mentre in realtà Gesù, e Giuda con lui, adorerebbe il Dio supremo, da quello distinto. Gli apostoli e i loro successori, dunque, s'abbandonerebbero a pratiche immorali, predicando un battesimo inutile per la salvezza (quella gnostica) e rendendo anch'essi omaggio al Dio malvagio dell'Antico Testamento.

Giuda è l’incontrastato protagonista del vangelo che va sotto il suo nome. Il vangelo si apre qualificandosi come «spiegazione segreta della rivelazione che Gesù rese conversando con Giuda per una settimana, tre giorni prima di celebrare la Pasqua» e termina con l'espressione «Vangelo di Giuda» (differenziandosi dalla formula tipica dei vangeli canonici e dei vangeli gnostici di Nag Hammadi: vangelo secondo Matteo, secondo Luca, secondo Filippo, secondo Tommaso, etc.). Giuda è l'unico apostolo che ha intuito la vera personalità di Gesù, la cui figura risulta molto evanescente, probabilmente non del tutto umana; egli proviene, secondo Giuda, dal «reame immortale di Barbelo» (gnostico eone femminile).

Nel suo dialogo con Giuda, Gesù gli predice con insistenza che egli è destinato a soffrire, diverrà il «tredicesimo apostolo», sarà rigettato dai Dodici, maledetto da loro, lapidato e poi rimpiazzato da un altro. Gesù lo chiama il «tredicesimo demone». A dispetto di tutte le difficoltà e resistenze che incontrerà, Gesù promette a Giuda che l'avvenire gli porterà benedizione e gioia, e lo invita a guardare in alto e osservare che tra tutte le stelle c'è la sua stella natale che gli indica la via: tutti gli uomini hanno la loro stella, afferma infatti Gesù, ma quella di Giuda è benedetta.

In modo particolare Giuda è invitato da Gesù a liberarlo dal suo corpo malvagio che avvolge e sostiene la sua vera persona, cioè a consentire che la scintilla divina imprigionata nel suo corpo possa ritornare alla sua dimora. Gli dice infatti: «Tu sarai maggiore di loro (i Dodici), poiché sacrificherai l'uomo che mi riveste». Mentre gli altri apostoli offrono sacrifici animali al Demiurgo, Giuda è invitato a sacrificare Gesù liberandolo dal corpo malvagio e consentendogli di raggiungere la patria celeste. Ed egli prontamente ubbidì all’invito del Maestro: infatti il nostro vangelo si chiude con la frase: «Ricevette dei denari e lo consegnò loro». Così, con il tradimento, Giuda si rivela il vero amico di Gesù e il discepolo dotato di miglior discernimento. Lungi dall’essere un'occasione di tristezza, la morte è il mezzo attraverso il quale Gesù viene liberato dalla carne, al fine di poter fare ritorno alla sua dimora celeste. Giuda, tradendolo, aiuta l’amico a sbarazzarsi del corpo e a liberare l'intimo se stesso, il sé divino.

A Giuda il suo vangelo riserva ancora un trattamento di favore (purtroppo, però, il testo è guasto). Infatti «Giuda levò gli occhi, vide la nube lucente ed entrò in essa. E quelli a terra udirono una voce venire dalla nube». Abbiamo qui la trasfigurazione di Giuda, modellata su quella di Gesù, come ce la descrivono i vangeli canonici. Qui Giuda entra in una nube lucente, in alto, e una voce divina gli parla. Purtroppo le parole che la voce divina gli rivolge non sono state conservate. È però facile intuire che questa trasfigurazione sia il premio del suo tradimento.

Il vangelo di Giuda costituisce un'importante testimonianza della dottrina gnostica. Negli anni a venire gli studiosi avranno modo di collocare meglio questo documento all'interno di quanto già si conosce dell'ideologia gnostica[2]. Gli editori ufficiali hanno pensato ad una provenienza sethiana, basandosi soprattutto sulla parte centrale del testo; altri ipotizzano una origine basilidiana. Trattasi comunque di un documento che non apporta modificazioni alla nostra conoscenza del Gesù storico: siamo di fronte ad elaborazioni gnostiche, non a una nuova testimonianza storica da paragonarsi o contrapporsi efficacemente a quella delle fonti tradizionali, in particolare i quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Gli avvenimenti raccontati in questo vangelo, pertanto, vanno ricondotti all'ambiente in cui questo vangelo è sorto, come già è stato fatto con gli altri testi gnostici finora ritrovati e già da tempo disponibili.


--------------------------------------------------------------------------------

[2] Lo gnosticismo è una concezione dualistica del mondo che si diffuse principalmente in Siria e in Egitto intorno alla metà del II secolo, la cui origine è ancora discussa (fenomeno religioso proveniente dalla tradizione orientale oppure eresia cristiana?). Si caratterizza per un infinito disprezzo del mondo creato, descritto come una prigione in cui gli uomini - che conservano nel loro profondo una traccia della luce celeste - sono costretti a vivere, in seguito ad una degradazione o disintegrazione della realtà celeste, un dramma cosmico che li ha allontanati dalla loro naturale dimora. Il creatore del mondo non sarebbe stato l'unico Dio onnipotente dei cristiani, ma una seconda divinità, detta demiurgo, invidiosa dell'uomo; il demiurgo è spesso identificato con il Dio dell'Antico Testamento, parte della Bibbia che per questo motivo viene rigettata come falsa e ingannevole. Di qui ne derivano un'assoluta condanna del corpo e della carne umana, viste come prigioni dalle quali occorre fuggire, e spesso un rifiuto della riproduzione ed anche della sessualità, intesa come impurità. Mezzo di salvezza è la conoscenza (“gnosi”, appunto) della propria natura fondamentalmente divina; questa conoscenza si ottiene grazie alla rivelazione da parte di un redentore celeste (spesso, ma non sempre, identificato non con il Gesù terreno figlio di Maria, ma con un invisibile Cristo disceso dall'alto).

Bibliografia

Rodolphe Kasser, Marvin Meyer, Gregor Wurst, Bart D. Ehrman (a cura di), Il Vangelo di Giuda, Vercelli, National Geographic Society - White Star, 2006. È la versione italiana della traduzione "ufficiale" del testo, accompagnata da alcuni saggi.

Herbert Krosney, Il Vangelo perduto: l'avvincente racconto del ritrovamento del vangelo di Giuda Iscariota, Vercelli, National Geographic Society - White Star, 2006. La versione ufficiale dei possessori del manoscritto.

Il vangelo di Giuda, documentario prodotto e diretto da James Barrat, Vercelli, National Geographic Society - White Star, 2006. Il criticabile documentario, disponibile in DVD, che presentò il nuovo Vangelo al grande pubblico (venduto assieme al libro).

J. M Robinson, I segreti del Vangelo di Giuda. Negli scritti ritrovati la verità sull'apostolo che tradì Gesù, Milano, Sperling & Kupfer, 2007. Questo noto esperto di letteratura gnostica dedica la prima parte del libro ad una avvincente ricostruzione "giornalistica" delle vicende che hanno portato alla pubblicazione del Vangelo, in stridente opposizione e polemica con la presentazione ufficiale delle medesime fatta dalla National Geographic. La seconda parte si occupa della figura di Giuda, quello storico e quello gnostico, e propone un'interpretazione del suo Vangelo che in certi particolari differisce da quella diffusa dagli editori.

E. Noffke, Il vangelo di Giuda. La verità storica tra scoop e pregiudizi, Torino, Claudiana, 2006. Uno dei primi saggi italiani diretti al grande pubblico che si premura di rifuggire da ogni inutile senzazionalismo. Leggi l'introduzione del libro.

Tom Wright, Giuda e il vangelo di Gesù. Comprendere un antico testo recentemente scoperto e il suo significato contemporaneo, Brescia, Queriniana, 2007.

F. García Bazán, El evangelio de Judas, Madrid, Trotta, 2006. Edizione e commentario del testo curata da uno specialista dello gnosticismo, che non ha però voluto fornire una vera e propria traduzione, attenendosi alle richieste monopolistiche della National Geographic.

J. Montserrat Torrents, Evangelio de Judas. Versión directa del copto, estudio y comentario, Madrid, Edaf, 2006. Questa pubblicazione, invece, opera di un altro esperto che con García Bazán ha già curato un commentario degli scritti gnostici di Nag Hammadi, contiene anche una traduzione indipendente da quella ufficiale.

S. E. Porter - G. L. Heath, The Lost Gospel of Judas. Separating Fact from Fiction, Grand Rapids, Eedermans, 2007. Una chiara presentazione del Vangelo e del suo contenuto, opportunamente inserito all'interno del proprio contesto gnostico al quale vengono dedicate numerose pagine del libro.



In linea è consultabile un efficace articolo del professor G. Biguzzi: Un vangelo apocrifo: il vangelo gnostico di Giuda ed i vangeli canonici.

Roger Pearse ha raccolto numeroso materiale di eterogenea provenienza sul Vangelo di Giuda e le polemiche ad esso correlate.



(articolo ampliato il 15 giugno 2007)


Questo articolo proviene da Christianismus - studi sul cristianesimo
http://www.christianismus.it

IL VANGELO DI GIUDA:PATACCA O SCOPERTA

Il "Vangelo di Giuda": patacca o scoperta?
di Massimo Introvigne (il Domenicale. Settimanale di cultura, anno 5, n. 30, 29 luglio 2006)
Anche l’Italia ha la sua bella versione del Vangelo di Giuda, curato da Rodolphe Kasser, Martin Meyer e Gregor Wurst, con un commento di Bart D. Ehrman. Pubblicato dalla White Star di Vercelli, è uscito originariamente come allegato di National Geographic Italia di maggio, ma ora vive ovviamente di vita autonoma.

Ora, se il Vangelo di Giuda fosse stato pubblicato nel 1993 - quando scrivevo il mio Il ritorno dello gnosticismo, ricostruendo le dottrine degli gnostici antichi per mostrare quanta parte ne sopravvivesse nei nuovi movimenti religiosi e nel New Age - probabilmente sarei stato lieto della sua pubblicazione.

Il testo non soltanto conferma in modo a tratti persino elegante quanto sappiamo della cosmologia gnostica classica, ma dà anche ragione a sant’Ireneo di Lione (130-202), il quale scrivendo nel 180 d.C. e citando un testo chiamato appunto Vangelo di Giuda sosteneva che tra gli eretici gnostici ce n’erano di talmente cattivi che, per dare addosso a quella che chiamavano la “Grande Chiesa” cristiana da cui si erano staccati per fondare le loro piccole conventicole, tributavano un vero culto a tutti i personaggi dipinti come malvagi nell’Antico e nel Nuovo Testamento, da Caino a Giuda.

Molti studiosi dello gnosticismo pensavano che sant’Ireneo, obnubilato dall’avversione per gli gnostici, esagerasse e che questi “cainiti” non fossero mai esistiti.

Ora, il Vangelo di Giuda viene oggi presentato come un “testo cainita” e certamente si accosta con venerazione a Giuda, confermando che - come del resto si sa da altre fonti - sant’Ireneo non simpatizzava certamente per gli eretici e non scriveva da studioso accademico neutrale del XX secolo ma da difensore della fede, riuscendo però nel contempo a fornire informazioni esatte preziose ancora oggi e a non calunniare nessuno.

Quello che dello gnosticismo si conosce da sant’Ireneo è stato sostanzialmente confermato dalle scoperte successive, compreso il famoso ritrovamento nel 1945 da parte di un contadino egiziano di un’intera biblioteca gnostica presso Nag Hammadi.

Certamente lo gnosticismo non è mai stato un sistema monolitico e coerente. Le varie scuole si sono divise quasi su tutto. Vi sono tuttavia alcuni temi generali che - sia pure con molteplici sfumature e varianti - si ritrovano in tutte le scuole: il primato della conoscenza, il dualismo, la presenza di varianti di un mito cosmologico, una dottrina della salvezza, un atteggiamento particolare in materia di culto e di moralità.

Il dualismo spirito/materia

Gnosticismo deriva da gnosis, “conoscenza” in greco. Un sistema gnostico è anzitutto caratterizzato dal primato della conoscenza su qualunque altro mezzo di salvezza per l’uomo: la legge, il rito, l’adesione a una comunità religiosa. Nella sua lotta con il cristianesimo, la conoscenza degli gnostici si contrappone alla fede; ma - più in generale - la gnosis si oppone all’ignoranza di coloro che rimangono immersi nella vita di tutti i giorni e nelle preoccupazioni di questo basso mondo senza occuparsi dei misteri del mondo divino, i soli che contano e che vale la pena di studiare,

Tutti i sistemi gnostici - anche se non tutti nello stesso modo - sono caratterizzati da un dualismo che oppone lo spirito e la materia, con un deciso anticosmismo che svaluta radicalmente il mondo visibile, ridotto a regno del male e delle tenebre. Questo anticosmismo radicale differenzia il dualismo gnostico da quello della religione zoroastriana e da quello platonico, che pure hanno esercitato una certa influenza sugli gnostici. Non a caso i neo-platonici del Terzo secolo non avranno alcuna simpatia per gli gnostici, anzi li combatteranno proprio in ragione del loro anticosmismo. Se tutti gli gnostici sono d’accordo su una svalutazione dualistica del mondo e della materia, le scuole si dividono quando si tratta di valutare i rapporti fra i due principi. Nei sistemi classici dello gnosticismo il dualismo si risolve in un monismo, in quanto il male non è un principio originario ma il risultato di una qualche degradazione - o caduta nel mondo materiale - del bene. Come si vedrà, è proprio questa la prospettiva anche del Vangelo di Giuda.

Verso l’idea di due principi originari si orienteranno invece quelle scuole gnostiche che influenzano il manicheismo, che alcuni considerano una religione successiva del tutto indipendente dallo gnosticismo e altri uno gnosticismo tardivo.

È la conoscenza che salva

Tutti i sistemi gnostici propongono un mito cosmologico che - come spesso è stato notato - ha un carattere “parassitario” in quanto nasce dalla rilettura gnostica di temi mitologici preesistenti iranici, greci o ebraici, talora “contaminati” da riferimenti cristiani. I miti gnostici sono insieme ricchissimi e diversi da scuola a scuola, ma lo schema centrale rimane costante. Possiamo definire lo gnosticismo in molti modi, ma la formula più breve e comprensibile rimane quella del filosofo neoplatonico Plotino (205-270): “Lo gnosticismo è la dottrina secondo cui il creatore di questo mondo è cattivo, e il mondo è cattivo”.

Nella cosmologia gnostica - fedelmente riassunta anche nel Vangelo di Giuda - “il Grande”, la vera divinità positiva per cui si usa malvolentieri l’espressione “dio”, riservata a una pletora di personaggi minori o negativi, ha creato soltanto il Pleroma, il mondo della Luce divina abitato da una pluralità di dei. Per cause che il Vangelo di Giuda non chiarisce - ma che altrove gli gnostici attribuiscono alla caduta fuori del Pleroma di una divinità femminile, Sofia - a un certo punto una parte della Luce divina è uscita dal Pleroma ed è rimasta intrappolata nel mondo materiale.

Quest’ultimo non è una creazione di Dio, ma di una divinità incapace ovvero malvagia, il Demiurgo, assistito da collaboratori, gli Arconti, che sono o violenti o pasticcioni.

Gli ebrei dell’Antico Testamento, secondo gli gnostici, si sono lasciati ingannare dal Demiurgo venerandolo come Dio e fonte di ogni bene, mentre è al contrario la fonte di ogni male, perché la materialità del mondo - e con questa la divisione dei sessi, l’amore, la vita mortale, la procreazione - sono tutte cose malvagie del tutto estranee ai piani del Grande. Alcuni frammenti della Luce divina sono stati concessi dal Grande al mondo materiale come seme di salvezza, e costituiscono le scintille o frammenti di anima di cui alcuni uomini, ma non tutti, sono dotati (molti ne rimangono privi, irrilevanti nel grande gioco cosmico). Gli uomini in cui vive una scintilla divina come anima sono chiamati a diventare gnostici, lavorando perché i frammenti di Luce si riuniscano e tornino al Pleroma.

Quanto alla dottrina della salvezza, per gli gnostici la salvezza viene dalla conoscenza. E tuttavia lo gnosticismo non prevede solo l’auto-redenzione attraverso la gnosi, ma anche l’intervento di figure di redentori su cui gli interpreti hanno sempre discusso. Si è detto che il redentore gnostico, che in molti testi è Gesù Cristo, è sempre un “redentore redento”, perché - se si è lasciato coinvolgere nel mondo materiale - ha in ogni caso bisogno di ricevere una redenzione prima di poterla trasmetterle agli altri.

Ma questa necessità si attenua nei testi più influenzati dal cristianesimo - o da sue forme non precisamente ortodosse - dove il redentore, Gesù Cristo, sembra coinvolto nel mondo, ma si tratta solo di una maschera o di un’apparenza che inganna i non gnostici e oltre la quale il vero gnostico comprende Gesù come un inviato del regno del Grande di natura puramente spirituale. In ogni caso, la salvezza non è per tutti: è riservata ai soli gnostici, e ha un costo. Anche lo gnostico dopo la morte non va direttamente al regno del Grande: l’anima o si reincarna (ma non tutte le scuole credono nella reincarnazione) o deve passare attraverso una serie di prove. Solo alla fine del mondo l’ascesa degli gnostici sarà diretta.

Degli aspetti rituali, sociologici e morali dell’antico gnosticismo sappiamo in realtà pochissimo. Solo alcuni capiscuola come Marcione (85-160 d.C.) si preoccupano di fondare una Chiesa con una struttura formale: altri restano predicatori ambulanti come il Peregrinus messo in scena nella satira di Luciano (120-190 d.C.).

Il culto è visto originariamente come sospetto, come qualche cosa che ha a che fare con il mondo materiale, e lo stesso vale per la morale. Ma questo porta le diverse scuole a conseguenze radicalmente opposte: da un rigoroso ascetismo con un culto ridotto al minimo fino a pratiche orgiastiche che si traducono in una ritualità incentrata sulla magia sessuale. In entrambi i casi si tratta di affermare che il “mondo” - con la sua morale e le sue convenzioni - non ha nessuna importanza. Nelle prospettive più antinomistiche, come si è accennato, i “cattivi” della Bibbia sono tutti rivalutati come buoni e venerati come santi, perché in realtà lottavano contro il dio malvagio creatore di questo mondo: dal Serpente tentatore del Paradiso Terrestre fino a Caino, agli abitanti di Sodoma e Gomorra e appunto a Giuda. Il Vangelo di Giuda conferma appunto che l’attribuzione a certi gnostici estremisti anche di un culto di Giuda non è un’invenzione di sant’Ireneo.

Dan Brown e National Geographic

Tuttavia, nonostante il positivo contributo alla lotta contro i diffamatori di sant’Ireneo, non posso fare a meno di notare che, pubblicato nel 2006, il Vangelo di Giuda rischia di fare danni. Tutti hanno bene inteso che senza Il Codice da Vinci - e la sua pretesa, che nessuno studioso ha preso sul serio ma che ha affascinato il pubblico meno informato - secondo cui i Vangeli gnostici ci descrivono una figura più vicina al Cristo storico di quella dei Vangeli canonici, National Geographic non avrebbe investito milioni di dollari nel lancio pubblicitario e nella pubblicazione del documento, il quale sarebbe stato letto, come è capitato a decine di testi consimili pubblicati negli ultimi anni, solo da qualche centinaio di specialisti in tutto il mondo. Vi è inoltre, come è stato sottolineato in diversi convegni americani, il problema etico che aveva spinto diverse case editrici universitarie a rifiutare l’acquisto e la pubblicazione del testo. Il codice al cui interno si trova il Vangelo di Giuda è frutto di quella che eufemisticamente si chiama archeologia illegale e che più prosaicamente si può definire furto di codici antichi da parte di “tombaroli”. Costoro avvelenano le relazioni fra gli archeologi e gli studiosi accademici e i governi dei paesi dove ci sono ancora reperti da scoprire, e riescono a rivendere il materiale trafugato solo ad antiquari di scarsi scrupoli, che normalmente lo danneggiano non conservandolo a regola d’arte. In questo caso il materiale illegale è stato “legalizzato” con promessa di restituirlo alle autorità dell’Egitto, dove è stato rubato intorno al 1978, ma molte università continuano a pensare che l’“archeologia illegale” non vada comunque né tollerata né pubblicizzata.

Un’assoluta non-notizia

Più grave però è che al pubblico del prime time televisivo e a lettori che non sanno nulla dello gnosticismo il Vangelo di Giuda sia stato presentato come una sorta di conferma che Dan Brown ne Il Codice da Vinci ha ragione, e che tra i primi cristiani circolavano versioni alternative della storia di Gesù Cristo, tutte - si lascia intendere - ugualmente autorevoli, anzi quelle gnostiche semmai più credibili perché più “umane”. Chi poi non si è lasciato convincere a comperare l’edizione commentata del National Geographic - che batte impropriamente la grancassa sulla scoperta “sensazionale” di un testo che assomiglia a un altro centinaio di documenti gnostici già noti - ma ha sentito parlare del Vangelo di Giuda solo dai giornali e alla televisione, senza leggerlo, rischia di non capire neppure esattamente di che cosa si tratta.

Il Vangelo di Giuda ricostruito (non completamente) dal gruppo di Rodolphe Kasser sulla base del codice maltrattato da tombaroli malavitosi e antiquari ricettatori è un testo copto che risale al 400 d.C. Ci sono buone probabilità - ma, come ammettono onestamente i curatori dell’edizione, non la certezza - che sia una tarda traduzione del testo citato da sant’Ireneo nel 180 d.C. e che risale a qualche decennio prima, forse al 150-160 d.C. Il testo non rappresenta (come piacerebbe ai lettori di Dan Brown) una versione alternativa della storia di Gesù Cristo, ma - come la maggioranza dei documenti gnostici - ha natura pedagogica e catechetica. Pochi singoli episodi della vita di Gesù (alcuni diverbi con i discepoli, il rapporto privilegiato con Giuda, la presentazione - peraltro brevissima - del presunto tradimento di Giuda come preordinato e provvidenziale) costituiscono più che altro dei pretesti per insegnare una cosmologia e un’antropologia radicalmente alternative a quelle cristiane.

Il testo deriva da correnti gnostiche estremiste (si chiamassero o no “cainite”) che - se davvero questa è una traduzione abbastanza fedele del Vangelo di Giuda nota a sant’Ireneo - anticipano di diversi decenni una piena consapevolezza del fatto che i ponti sono ormai del tutto tagliati con la “Grande Chiesa” dei cristiani. Lo gnosticismo è, molto semplicemente, un’altra religione che, cercando fedeli in ambiente cristiano ed ebraico, si preoccupa anzitutto di polemizzare ferocemente con il cristianesimo e l’ebraismo.

Gli Apostoli che bestemmiano

Nel Vangelo di Giuda Gesù è un messaggero mandato dal regno immortale del Pleroma a riunire gli gnostici denunciando la natura malvagia del creatore di questo mondo, il personaggio venerato come Dio nell’Antico Testamento. Nel Vangelo di Giuda lo scontro di Gesù con l’ebraismo è radicale; egli deride gli Apostoli quando pregano: perché senza saperlo stanno pregando il dio malvagio, la fonte del male. Leggiamo nel testo (le parentesi quadre indicano lacune colmate dagli editori): “Quando [si fece accosto] ai discepoli, si riunirono e sedettero e offrirono una preghiera di ringraziamento sopra il pane, [ed egli] rise. I discepoli dissero a [lui]: ‘Maestro, perché ridi della [nostra] preghiera di ringraziamento? Abbiamo fatto ciò che è giusto’. Ed egli rispose loro e disse: ‘Io non rido di voi. Voi non fate questo per volontà vostra, ma perché si crede questo, che il vostro dio [ne sarà] glorificato”.

Gli Apostoli gli chiedono se non è forse Gesù “il figlio del dio nostro”. Niente affatto, risponde Gesù: questo è un errore che fate voi, e che faranno anche i cristiani: “In verità vi dico, non una generazione di quanti sono fra voi mi conoscerà”. Gli Apostoli allora “si risentirono e si adirarono, e nei loro cuori presero a bestemmiare il suo nome”. Gesù attribuisce questa rivolta al fatto che “dentro voi” c’è “il dio vostro”, il dio malvagio creatore del mondo dell’Antico Testamento, e che nessuno degli Apostoli è veramente un “perfetto”, cioè uno gnostico. Tranne Giuda, che gli dice: “So chi tu sei e donde sei giunto, Tu vieni dal reame immortale di Barbelò. E io non son degno di pronunciare il nome di colui che ti ha inviato”: che non è il dio venerato dagli ebrei (e dai cristiani) ma il Grande che presiede al mondo spirituale degli gnostici, di cui Barbelò è una delle divinità.

E dormono pure con gli uomini?

Ma - in modo anacronistico, e a conferma che ci troviamo di fronte a un testo simbolico, senza pretese storiche - Gesù se la prende anche con i cristiani, offendendoli crudelmente in quanto hanno di più caro, i martiri. Gesù attacca gli Apostoli (intendendo ricomprendere nell’attacco anche i loro successori, i vescovi) perché manderanno i cristiani a morire, un sacrificio inutile e stupido perché implica che la vita e la morte, l’affermare o negare una fede nel mondo materiale abbiano qualche interesse, mentre tutto quello che avviene nel mondo materiale è per definizione irrilevante. Gli Apostoli hanno una visione del Tempio: vedono “una gran [casa con un vasto] altare [dentro essa, e] dodici uomini - essi sono i sacerdoti, diremmo - e un nome; e una turba di gente aspetta presso l’altare, [finché] i sacerdoti [… e ricevono] le offerte”. Alcuni “sacrificano i figli, altri le mogli”; e - dicono gli Apostoli a Gesù - “gli uomini che stanno [dinanzi] all’altare invocano il [nome] tuo, e in tutti gli atti del loro difetto, i sacrifici sono portati a compimento”.

Gli Apostoli, al solito, rimangono turbati e Gesù spiega la visione smascherando la menzogna del cristianesimo e degli stessi Apostoli: “Quelli che avete veduto ricevere le offerte all’altare, quello è ciò che siete. Quello è l’iddio che servite, e siete voi i dodici uomini veduti. Le bestie che avete veduto condurre al sacrificio sono le molte genti che voi sviate dinanzi a quell’altare”. I martiri che pensano di morire per il vero Dio in realtà servono il dio malvagio di questo mondo, che incita a ogni sorta di iniquità.

Nella stessa visione infatti i “sacerdoti” che gli Apostoli vedono nel Tempio (e che sono, spiega Gesù, gli Apostoli stessi e i loro successori) “dormono con uomini” (un’accusa che cristiani e gnostici si scambiavano di frequente a vicenda nel secondo secolo), sono coinvolti in omicidi, “commettono una moltitudine di peccati e atti d’illiceità”. A questo, spiega Gesù, porta il contatto con il dio dell’Antico Testamento, che è la fonte di ogni male, tramite la preghiera. Chi lo prega non è uno gnostico, e non ha un’anima immortale: “le anime di ogni generazione umana periranno”.

C’è però uno che non prega, Giuda. Gesù lo riconosce come gnostico e lo istruisce segretamente nei misteri del Grande. “Partiti dagli altri e io ti darò i misteri del regno. A te è possibile giungere là” - cioè Giuda, a differenza degli altri Apostoli, è uno gnostico con un’anima immortale - “ma ne avrai molto a soffrire. Poiché un altro ti sostituirà, al fine che i dodici [discepoli] possano ancora giungere a completezza con il dio loro”, che come ormai sappiamo è il dio malvagio. Lo confermano “i misteri del regno” che Gesù rivela a Giuda.

“Esiste un regno grande e senza fine, la cui vastità non una generazione di angeli ha veduto, [dove] è [uno] [Spirito] grande, invisibile, che alcun angelo mai vide, né un moto del cuore ha mai compreso, e che mai ebbe un nome”: il Grande. Questo vero dio “che mai ebbe un nome” fa “venire in essere” (emana) “un grande angelo, l’illuminato divino Autogenerato”: l’Autogenes, che è il vero figlio di Dio in molti testi gnostici. Per causa dell’Autogenes, “altri quattro angeli vennero in essere da un’altra nube, ed essi divennero servi dell’angelico Autogenerato”. L’Autogenerato in seguito emana i “luminari” - chiamati in altri testi gnostici Hormozel, Oroiael, Daveithai ed Eleleth - e “miriadi innumerevoli” di altre entità spirituali che costituiscono il complicato mondo divino tipico delle cosmologie gnostiche.

Il Demiurgo, gli Arconti e lo stolto

A furia di moltiplicarsi, tuttavia, alcuni “immortali” cadono fuori del regno divino. “La moltitudine di quegli immortali è detta cosmo, ossia perdizione”. In questo mondo di perdizione fa irruzione “dalle nubi” un personaggio “col volto balenante di fuoco e sozzo di sangue a vedersi”. Secondo il Vangelo di Giuda “Nebro si chiamava, che sta per ‘ribelle’; per altri è Yaldabaoth”, che è uno dei nomi del Demiurgo. Dalla nube esce pure un collaboratore del Demiurgo, Saklas, il cui nome significa “stolto” in aramaico. Un assassino “sozzo di sangue”, il Demiurgo, e uno stolto, Saklas, creano dunque il nostro mondo, ed emanano dodici arconti perché li assistano. Il racconto biblico della creazione dell’uomo non è falso, ma va inteso come creazione da parte di questa accolta di divinità criminali: “Allora Saklas disse ai suoi angeli: ‘Creiamo un uomo a somiglianza e immagine’” - a immagine e somiglianza di Saklas, cioè dello stolto per antonomasia - “e fecero Adamo e la sua sposa Eva”.

Il Demiurgo dota gli uomini dello spirito, che garantisce una lunga vita, ma alla fine “lo spirito dell’uomo perisce”, cioè si ribadisce ancora una volta che l’uomo di per sé non ha un’anima immortale.

Tuttavia “il Grande ordinò a Gabriele”, un angelo buono, “di concedere spiriti alla gran generazione senza arconte sopra di essa, o sia, lo spirito e l’anima”. Grazie all’intervento del Grande, nel mondo entra “la conoscenza”, la gnosi, e alcuni eletti, gli gnostici, da allora sono dotati di anima oltre che di spirito e possono sfuggire al dominio degli arconti “così che i re del caos e dell’infero non signoreggino su di loro” e vivano per sempre.

Agli gnostici non è promessa una vita facile. Giuda, l’unico gnostico fra gli Apostoli, sarà “maledetto dalle altre generazioni” e dai cristiani, che credendo di essere battezzati in nome di Gesù Cristo in realtà “offrono sacrifici a Saklas” e fanno “tutto quel che è male”. Tuttavia, alla fine gli gnostici trionferanno e questo mondo sarà distrutto. La cosmologia gnostica è spesso legata a una complessa astrologia: “per tutti le stelle portano le cose a compimento”.

Quando comincerà a finire la vita di Saklas - che non è immortale - “la prima stella apparirà con le generazioni, ed essi finiranno quel che dicono di voler fare. Allora fornicheranno in nome mio e ammazzeranno i figli loro”. Ma questo dominio delle “sei stelle vaganti” - la Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, che nell’astrologia gnostica sono strumenti del Demiurgo per controllare gli uomini -, dopo avere prodotto gli ultimi danni apocalittici, è destinato a finire: “tutti saranno distrutti con le loro creature”; tutto il mondo come lo conosciamo “sarà distrutto”.

Ma il mondo e gli uomini prigionieri della materia e servi del Demiurgo e di Saklas non sono l’unica realtà. “Quella generazione, che proviene dai reami eterni, esiste”. Ci sono - e ci saranno ancora nei tempi apocalittici - degli gnostici. Giuda ne fa parte e negli ultimi giorni “perverrà a dominare sulle altre generazioni”, che “malediranno l’ascesa tua alla [generazione] santa”. Anche ogni gnostico è legato a una stella, una che non è sotto il dominio delle divinità malvagie. E a Giuda Gesù dice: “Ti è stato detto tutto. Leva gli occhi e osserva la nube e la luce in essa, e le stelle intorno. La stella che indica la via è la tua stella”.

Nelle ultime righe del documento - le uniche note ai lettori di molti quotidiani - Giuda è lodato perché con il presunto tradimento permette a Gesù di deporre il ripugnante travestimento che lo faceva scambiare per un membro a pieno titolo del mondo umano e materiale creato dal dio malvagio, e che aveva dovuto adottare per farsi capire dagli gnostici smarriti nel mondo del Demiurgo.

Ucciso, Gesù ridiventa quel puro spirito del tutto privo di caratteri umani che, per lo gnostico che sapeva vedere al di là delle apparenze, era sempre stato. Mentre gli stolti ebrei e cristiani offrono preghiere e sacrifici al padre della stupidità Saklas, tu Giuda - gli dice il Maestro - “sarai maggiore tra loro. Poiché sacrificherai l’uomo che mi riveste”. Così, quando gli è proposto il tradimento dai sacerdoti e dagli scribi, “Giuda rispose a quelli come essi volevano, E ricevette dei denari e lo consegnò loro”.

E dei peones chissenefrega

Il Vangelo di Giuda - a volerlo leggere nell’anno del Signore 2006, l’anno del film Il Codice da Vinci - conferma semmai che Dan Brown si può pure dichiarare uno gnostico, ma non ha capito rigorosamente alcunché del vero gnosticismo. Quest’ultimo non propone un Gesù più ma meno umano, di cui ogni carattere di umanità è mero “rivestimento”; condanna tutti gli elementi umani e materiali - compresi l’amore, la sessualità, la procreazione - come parti di questo mondo creato dal Dio malvagio e invita i pochi gnostici che hanno speranza di salvarsi (tutti gli altri sono una massa dannata, peones della storia di cui né lo gnostico né Gesù perdono tempo a interessarsi) a tenersene il più possibile lontani (le stesse già citate pratiche orgiastiche, in alcune conventicole gnostiche peraltro minoritarie, non sono una celebrazione del sesso ma una dimostrazione che per lo gnostico il sesso, come del resto il bene e il male nel mondo del Demiurgo, sono irrilevanti).

Quanto alla Maddalena, su cui insiste Dan Brown, non se ne parla nel Vangelo di Giuda ma è vero che è evocata in altri testi gnostici. Ma il Vangelo di Tomaso, che piace particolarmente a Brown, ben lungi dall’essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che “si fa maschio”.

A Simon Pietro che obietta “Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita”, Gesù risponde: “Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli” “. Certo, vi è qui una nozione gnostica di androginia che non va presa alla lettera: ma siamo comunque ben lontani dal femminismo del Codice da Vinci.

Si fa presto a dire Filippo...

Brown insiste pure su un brano del cosiddetto Vangelo di Filippo, dove si leggerebbe che “la Maddalena era la compagna del Salvatore. Cristo la amava più degli altri discepoli e la baciava sulla bocca”. Gli specialisti fanno osservare che non esiste a rigore nessun Vangelo di Filippo (questo titolo è stato attribuito da studiosi moderni a un testo che di titolo è privo), che la parola copta (questa la lingua in cui ci è pervenuto il testo, anche se Dan Brown pensa erroneamente che si tratti di aramaico) tradotta con “compagna” ha una pluralità di significati, e che in corrispondenza della parola “bocca” nel testo c’è una lacuna, per cui la frase suona “la baciava su…”, e “sulla bocca” è una congettura desunta dal fatto che altri personaggi nello stesso testo e in testi della stessa epoca ricevono “baci sulla bocca”, a indicare una stretta comunanza spirituale.
Ma queste obiezioni da specialisti non sono neppure necessarie a fronte del fatto che il cosiddetto Vangelo di Filippo è piuttosto anch’esso un catechismo gnostico di scuola valentiniana del tardo II o del III secolo. Come tale, non aspira a trasmettere informazioni reali sul Gesù storico ma solo a dire che cosa deve credere un buon gnostico valentiniano che, a questo punto della storia, fa già parte di una religione diversa e separata dal cristianesimo della “Grande Chiesa”.

Dal Pleroma al New Age

Una lettura completa del cosiddetto Vangelo di Filippo mostra la contrapposizione radicale che questa scuola gnostica, agli antipodi di Dan Brown e de Il Codice Da Vinci, stabiliva fra il nostro mondo com’è, creato da un Dio minore e malvagio, e l’ideale mondo degli gnostici. Le caratteristiche più evidenti del carattere decaduto e malvagio di questo mondo sono la sessualità e la procreazione. Il rapporto che Gesù ha nel testo con i discepoli e con la Maddalena è un rapporto del tutto privo di caratteri sessuali, e il “bacio” che ne è il simbolo sta precisamente a indicare questo mondo alternativo. Il Vangelo di Giuda va nella stessa direzione, come del resto tutti i testi gnostici noti.

Una religione interessante, lo gnosticismo, di cui si trovano tracce nel neo-gnosticismo moderno, nel New Age e in nuove religioni come Scientology (che va alla ricerca di nuovi gnostici cui proporre la salvezza, i thetan, spiriti immortali creatori del mondo rimasti intrappolati negli universi di MEST - materia, energia, spazio e tempo - che attraverso il lungo ciclo delle reincarnazioni si sono dimenticati di avere essi stessi creato). Ma una religione certamente lontanissima dal cristianesimo, rispetto a cui non offre un supplemento di umanità e di interesse per il mondo (come sembra pensare Dan Brown), ma un invito a rifuggirlo come la peste.

Nei casi peggiori, una religione pericolosa, perché se tutto quanto succede nel mondo creato dal Demiurgo è senza rilievo possono avere ragione anche i Giuda e i Caino, e magari i terroristi di tutte le risme, Hitler o Stalin (portatori a loro modo - è la nota tesi di Eric Voegelin, 1901-1985 - di una gnosi rivoluzionaria). Per chi invece cerca informazioni su Gesù Cristo e sul cristianesimo, meglio rivolgersi al Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Oltre tutto, costa meno e non è passato dalle mani poco pulite di tombaroli e ricettatori.

http://www.cesnur.org/2006/mi_07_29.htm